LAVORARE TROPPE ORE IN PIEDI
Ambienti di lavoro sani e sicuri: la campagna 2020-2022
Le criticità dello stare troppo in piedi, i suggerimenti di buone pratiche per poter continuare a lavorare anche in presenza di patologie croniche dell’apparato muscoloscheletrico sono i temi di una delle quattro pubblicazioni edite dall’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) nell’ambito della campagna “Ambienti di lavoro sani e sicuri”, che nel triennio 2020-2022 si è incentrata sui disturbi muscoloscheletrici.
La posizione in piedi prolungata
Lavorare in una posizione in piedi statica prolungata “può rappresentare un problema quando non è possibile alternare la posizione in piedi con altre posture e quando la durata, su base giornaliera, è troppo lunga”.
Con “posizione in piedi prolungata” si intende lo stare in piedi “per più di un’ora continuativa o stare in piedi per un totale di più di 4 ore complessive al giorno”. E la posizione in piedi prolungata, forzata o statica “comporta altresì la permanenza in piedi sul posto (movimento limitato a un raggio di 20 cm) senza possibilità di interruzioni temporanee effettuate camminando o stando seduti”.
La pubblicazione descrive con questi termini cosa si intende per posizione in piedi statica prolungata in ambito lavorativo e quali siano i rischi e le corrette misure di prevenzione, “in contrapposizione al lavoro che comporta la possibilità di muoversi”. Una posizione che costituisce “un problema significativo per alcuni gruppi di lavoratori” con effetti sulla salute che includono anche disturbi muscoloscheletrici.
I lavori a rischio
Tra le attività lavorative in cui la permanenza prolungata in piedi è prevalente figurano quelle del personale di cucina e camerieri, saldatori e tagliatori, venditori al dettaglio, personale addetto all’accoglienza, elettricisti, farmacisti, insegnanti e assistenti all’infanzia, fisioterapisti, baristi, addetti alle catene di montaggio, operatori di macchine, personale addetto alla sicurezza, ingegneri, assistenti di biblioteca, parrucchieri, tecnici di laboratorio, infermieri e operatori sanitari. Molti lavoratori che devono stare in piedi sul lavoro svolgono lavori con un basso livello di inquadramento. È inoltre dimostrato che i lavoratori temporanei sono maggiormente esposti al lavoro in piedi. Ad alcuni lavoratori può essere richiesto di stare in piedi anche se non necessario, ad esempio per occuparsi dei clienti, solo perché considerato più professionale o per motivi di immagine.
I disturbi muscoloscheletrici da postura in piedi
La prolungata permanenza in piedi è associata sia ai disturbi muscoloscheletrici e sia ad altri problemi di salute non legati ai disturbi muscoloscheletrici, che includono:
– dolori e disturbi a gambe, ginocchia, caviglie e piedi;
– dolore lombare;
– pressione sanguigna elevata/flusso sanguigno ridotto;
– malattie cardiache;
– vene varicose;
– stanchezza;
– problemi in gravidanza.
Accorgimenti di prevenzione
La strategia di prevenzione dovrebbe comprendere i seguenti aspetti:
– fornire una postazione di lavoro ergonomica e condizioni ambientali adeguate, tra cui una sedia sedile, uno sgabello e una postazione di lavoro adatti; prevedere la regolabilità (dell’altezza del piano di lavoro, della seduta, delle postazioni di lavoro ibride in piedi-da seduti, ecc.) è importante per un lavoro sicuro e confortevole;
– organizzare il lavoro per limitare la posizione in piedi, bilanciare i compiti da svolgere e prevedere possibilità di rotazione dei compiti, pause quando necessario, ecc.
– introdurre misure supplementari per ridurre i rischi se non è possibile evitare le posizioni in piedi, ad esempio tappetini e solette imbottite;
– incoraggiare la consultazione e il coinvolgimento attivo dei lavoratori – questo aspetto è importante per tutti gli aspetti della strategia;
– promuovere un comportamento salutare, ad esempio attraverso la formazione con programmi educativi sulla posizione in piedi prolungata e sulla cura della schiena e la relativa sensibilizzazione su questo tema. Questa misura risulta inefficace se non viene attuata insieme agli altri elementi sopra menzionati;
– attuare politiche e pratiche organizzative per garantire che ciò venga messo in pratica, ad esempio misure che consentano ai lavoratori di segnalare problemi legati al lavoro in piedi.
In piedi, seduti o in movimento?
È importante comprendere che l’opposto di stare in piedi non è stare seduti, ma muoversi. Quindi, anche se spesso risulta utile disporre di un tavolo che consenta di alternare un lavoro da seduti e in piedi, questo non è sufficiente, perché si alternano sempre due posture statiche. L’Istituto canadese per il lavoro e la salute (Institute for Work and Health) raccomanda di “stare in piedi quando è necessario, sedersi quando serve e muoversi quando è possibile”.
Ciò sottolinea l’importanza non solo di sostituire il lavoro in piedi con il lavoro da seduti, ma di garantire una combinazione di posizione seduta, in piedi e di movimento sul posto di lavoro.
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di Marco Orselli
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