IL THRUST IN OSTEOPATIA

IL THRUST IN OSTEOPATIA
In cosa consiste la manipolazione in Thrust?

thrust colloAll’interno del trattamento osteopatico il thrust, anche chiamato con l’acronimo inglese “HVLA” (High velocity, low amplitude), è una delle tecniche strutturali maggiormente utilizzate ed incisive. Con la manipolazione ad alta velocità e bassa ampiezza (appunto, HVLA) si mira a restituire mobilità e corretta funzionalità ad una vertebra o un’articolazione. È comunemente conosciuta come la tecnica di “scrocchiamento” (propriamente: scroscio articolare) di ossa, vertebre, articolazioni.
La struttura corporea trattata viene valutata e testata dall’Osteopata precedentemente nei suoi parametri di mobilità, ovvero: rotazione, inclinazione laterale, flessione ed estensione. Egli deciderà di effettuare un thrust sulla struttura in questione, a seconda della necessità e dello scopo del trattamento, laddove trovi una disfunzione in uno dei sopracitati parametri. 

Quali benefici porta tale manovra al paziente e in quali tempistiche?
Per “disfunzione” o “disfunzione somatica”, in osteopatia, si intende una riduzione di mobilità, o ancor meglio, una anormalità dell’ampiezza di movimento di una certa struttura. Ciò che sentirà il paziente, già da subito, sarà una maggiore libertà di movimento e una sensazione di maggiore elasticità della zona trattata. Infatti, dopo la manipolazione, l’articolazione tornerà nei suoi parametri di mobilità.
Nelle tipologie di thrust ad impatto profondo il paziente avvertirà benefici anche in parti del corpo lontane, per esempio a livello di: visceri (miglioramento delle funzioni), precise zone della colonna vertebrale, muscoli, fasce connettivali ed articolazioni. In relazione, ovviamente, alle connessioni anatomiche e funzionali che queste strutture hanno con la zona sottoposta al thrust.

thrust spalleQuali sono i benefici di questa tecnica?
Riassumendo, possiamo elencare in questi punti i benefici del thrust:
– liberazione delle aderenze dei tessuti
– ripristino della funzione articolare
– normalizzazione del sistema vascolare locale
– stimolazione neurologica parasimpatica o ortosimpatica per ottenere la rottura dell’arco riflesso.

Il thrust ha delle controindicazioni?
Come si può notare, il thrust è una tecnica estremamente importante e dalle molteplici funzioni. Nonostante ciò, viene spesso, erroneamente, vista come una semplice manovra di “scrocchio” fine a se stesso. Diversi sono i pazienti, diversi i loro quadri clinici, diverse le vertebre trattate… diversi saranno quindi anche gli effetti della tecnica. Essendo tecniche ad alta velocità e molto incisive, i thrust non possono essere effettuati su qualunque persona.

Le controindicazioni sono:
– Fratture e lussazioni ossee
thrust schiena– Qualsiasi patologia di pertinenza medico-chirurgica in atto (tumori spinali, malformazioni, ernie espulse, deficit neurologici, infezioni acute della colonna, malattie neoplastiche…)
– Sindrome della cauda equina
– Segni di instabilità
– Spondilolistesi
– Osteoporosi
– Iper-mobilità articolare
– Fattori psicologici da non sottovalutare! Ad esempio, un paziente che non riesce a rilassarsi e lasciarsi manipolare, o che ha paura della tecnica.

Sfatiamo quindi qualche mito 
Il “crack” che spesso si sente al termine dei thrust NON è il segnale di riuscita della tecnica. Allo stesso modo l’assenza di tale suono non è da interpretare come una mancata finalizzazione del thrust. La tecnica avrà esito positivo soltanto se i parametri di cui abbiamo parlato vengono rispettati. Il rumore può esserci o meno, non è un fattore indicativo.
Un’altra idea comune sulla manipolazione è che possa essere pericolosa, probabilmente a causa di errate convinzioni popolari. In realtà, se attuata con i giusti parametri, la giusta conoscenza dell’anatomia e soprattutto escluse le controindicazioni, non c’è motivo di preoccuparsi.
In merito a questo è importante sottolineare che bisogna sempre affidarsi a professionisti quando si decide di farsi manipolare. L’eventuale peggioramento dei sintomi non è quindi da attribuire alla disciplina in sé, quanto all’errore tecnico e di valutazione del singolo terapista.

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